sabato 2 dicembre 2006

IL TERMOVALORIZZATORE IN VAL DI SIEVE SI FARA’ di Francesca Lippi

Risponde Stefano Gamberi, sindaco di Rufina
Un Kit, un calendario personalizzato, un dizionario dei rifiuti, la raccolta porta a porta, così il Comune di Rufina intende sensibilizzare e coinvolgere i cittadini al problema dello smaltimento dei rifiuti incontrando non poche difficoltà e una certa diffidenza.
Nel numero scorso del giornale abbiamo parlato di termovalorizzatori e della possibilità che a Selvapiana ne fosse installato uno del costo di 70 milioni di euro. Abbiamo parlato con un esponente dell’opposizione di Rufina, contrario all’installazione, oggi spiega le ragioni del sì, il sindaco.
D. –Quali motivi vi hanno portato a scegliere il termovalorizzatore?-
R. “Primo fra tutti lo smaltimento dei rifiuti, una delle problematiche più gravi del nostro pianeta, è una scelta obbligata, noi produciamo 500 kg. di rifiuti a testa in un anno, credo che sia l’unica e vera motivazione che ci conduce al termovalorizzatore. Ad oggi le soluzioni per smaltire i rifiuti sono poche tant’è che ci sono aziende che stanno studiando sistemi per lo smaltimento alternativi, sono intervenuto ad un convegno recentemente dove si parlava di metodi molecolari.”
D. – Ci spiega le ragioni dei sì per questo inceneritore dell’ultima generazione?-
R. “ Intanto precisiamo e correggiamo le inesattezze, il termovalorizzatore sorgerà 3 chilometri sotto la fattoria di Selvapiana senza intaccare le colline dove si produce il Nipozzano. Chi è contrario parla di errore storico, io non lo vedo, perché ogni cosa va inserita nel contesto in cui avviene, ricordiamoci che Rufina, Pontassieve, Pelago, Dicomano fino a qualche anno buttava il sudicio in una frazione di Montebonello, vicino ad un torrente e la sera gli si dava fuoco. L’errore storico no, lo ribadisco, non lo vedo, fu individuata un’aerea vicino a quei comuni e non vi furono grosse opposizioni al proposito. L’inceneritore fu acceso nel 1975 ed adeguato nel 1980 e nuovamente adeguato adesso, il movimento di opposizione vero, reale, è avvenuto solo nell’ultimo anno, dalla sua installazione, prima non c’erano stati pareri negativi, nemmeno all’adozione del piano provinciale che è avvenuto nel 2000. Ricordo che organizzavamo assemblee sul nuovo impianto di termovalorizzazione che risultavano quasi deserte, a mio avviso dovremmo trovare il giusto equilibrio tra l’allarmismo, l’allarme, la verità e qui i media giocano un ruolo importante. Credo che se oggi, nel 2006, avessimo pensato ad un inceneritore dei rifiuti, probabilmente non avremmo scelto quell’aerea lì per costruirlo, perché oggi la situazione è diversa. I rifiuti di qualche anno fa non sono gli stessi di oggi, cito dati banali, oggi Rufina ha 4 classi che per un comune come il nostro non sono poche. Il comune è cresciuto, siamo più di 7000 abitanti, contro i 5000 di qualche anno fa. Il nostro impianto d’incenerimento oggi non brucia tutti i rifiuti che provengono della Val di Sieve, sicuramente non quelli del Valdarno, ne bruciamo una parte soltanto.”
D- Non le sembra eccessivo il costo del termovalorizzatore? Si parla di 70 milioni di euro”.
R. “Innanzitutto sono 30 milioni meno, il costo si aggirerà sui 40 milioni di euro.”
D.- E la polemica intorno il termovalorizzatore di Selvapiana, allora come la spiega.?-
“Intanto bisognerebbe separare il fronte della polemica, un conto è chi è contrario alla termovalorizzazione di cui ho profondo rispetto, perché portatore di un’idea, un conto è il famoso concetto- no nel mio giardino- e questo non lo accetto. Non si può essere stati forze di governo ed aver promosso e diffuso la termovalorizzazione, ricordo che il ministro Mattioli è venuto nella nostra zona e ha detto che, per il governo, il sistema da adottare per lo smaltimento dei rifiuti era la termovalorizzazione e poi fare marcia indietro, da qualche parte certamente questi impianti vanno messi, siano essi discariche o inceneritori, noi ci eravamo informati per un impianto a freddo, ma l’aerea è troppo piccola per accoglierlo; se l’inceneritore verrà fatto e ad oggi il nullaosta burocratico c’è, bisogna pensare ad una forma democratica del controllo dell’impianto stesso, dobbiamo pensare che i cittadini vivono nel territorio quindi dobbiamo sapere cosa entra e cosa esce dai camini, quali sono i rifiuti che saranno smaltiti, controllare i fumi. Dobbiamo lavorare per una cultura dei rifiuti, per la raccolta differenziata e noi ci siamo già mossi in tal senso, con la raccolta porta a porta, gli assessori sono andati nelle case, nei condomini, a spiegare di cosa si trattava, ma abbiamo trovato appena il 30% dei consensi, certo non ci aspettavamo la fanfara, ma una maggiore sensibilità, quella sì. Una signora mi ha detto: porterò il sacchetto in comune. Perché signora? Ho risposto. Il porta a porta le semplificherà la vita. La signora è andata via. C’è molta diffidenza da parte della gente, certo il porta a porta va saputo fare, ma noi ci stiamo provando e certamente abbiamo informato la popolazione, il primo volantino è partito a giugno, abbiamo fatto 700 telefonate, inviato questionari, siamo intervenuti in 50 assemblee condominiali e 9 assemblee in via, consegneremo un kit ad ogni famiglia ed a fine anno arriverà un calendario personalizzato e a tutte le famiglie un dizionario che spiega dove vanno messi i rifiuti. I nostri concittadini sono informatissimi, eppure alcuni ancora dicono di non sapere nulla, noi crediamo, però, che senza la loro partecipazione non si possa ottimizzare la raccolta differenziata ed insistiamo, perché è con la cultura dei rifiuti che ognuno di noi tutela l’ambiente.”

Il mondo produce tanti rifiuti quanto la somma di cereali e acciaio
Il mondo produce rifiuti in quantità di ordine di grandezza più o meno pari a quelle dei cereali (2 miliardi di tonnellate) e dell’acciaio (1 miliardo di tonnellate), secondo quanto affermano l’istituto per le materie prime Cyclope e il “numero due” mondiale della gestione dei rifiuti, Veolia Propreté, in uno studio pubblicato in Francia.
I rifiuti raccolti nel 2004 - precisa la ricerca - erano tra 2,5 e 4 miliardi di tonnellate, di cui 1,2 miliardi di tonnellate di rifiuti comunali civili, i più facili da calcolare; da 1,1 a 1,8 miliardi di rifiuti industriali non pericolosi; e 150 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi (calcolo fatto su una trentina di Paesi). I principali produttori di rifiuti comunali sono Stati Uniti e Europa, con oltre 200 milioni di tonnellate ciascuno; seguito dalla Cina (oltre 170 milioni di tonnellate raccolte). I rifiuti civili negli Stati Uniti ammontano a 700 chilogrammi per abitante per anno; negli agglomerati urbani in India, a meno di 150 kg. Le scorie industriali rappresentano ogni anno 275 milioni di tonnellate negli Stati Uniti e un miliardo di tonnellate in Cina (ma le stime per questo Paese potrebbero essere raddoppiate). Per tale tipo di rifiuti, gli autori della ricerca non hanno considerato la Russia, ritenendo di non poter disporre di dati degni di fede. Il trattamento dei rifiuti al fine di produrre energia si sviluppa di pari passo con l’aumento dei prezzi delle fonti tradizionali. Lo studio calcola che 170 tonnellate di rifiuti comunali inceneriti equivalgono potenzialmente, in termini di energia, a circa 220 milioni di barili di petrolio.

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