mercoledì 18 giugno 2008

PESCIA: UNA VISITA D'ISTRUZIONE UN PO' DIVERSA


Stralci dal diario collettivo degli alunni della classe II A scientifico dell’Istituto Carlo Lorenzini di Pescia

Visita di istruzione in Sicilia 26 aprile-2 maggio 2008
27 aprile
(…) arrivo alla stazione di Palermo
(…) Sapevamo che fuori dalla stazione ci avrebbero atteso alcuni della cooperativa Lavoro e non solo, ma con grande sorpresa li abbiamo trovati proprio in cima ai binari. Quando Luca li ha salutati ed abbracciati abbiamo capito che erano loro. Delusione! Fuori non abbiamo trovato il pullman come sapevamo. Abbiamo visto tre pulmini e ci siamo rimasti male. “Per il primo trasferimento” abbiamo pensato ed invece quei pulmini sarebbero stati i gioiosi compagni di tutto il nostro soggiorno in Sicilia. Non ci è voluto molto per superare la delusione e pensare che ci avrebbero permesso una maggiore confidenzialità, anche se non eravamo tutti insieme. Ma ci spiavamo dai finestrini e spesso ci saremmo sentiti orgogliosi di guidare la breve fila.
Pochi minuti di viaggio e ci siamo fermati a lato di un bellissimo parco verde sul mare dove vedevamo bambini giocare a pallone. Ci siamo incamminati a piedi verso una trattoria, che aveva tanti posti fuori: li abbiamo occupati quasi tutti ed in breve si è alzato un forte vocio ben distinguibile nel silenzioso dopo pranzo di questa domenica già calda. Mentre un cameriere impazziva a prendere le nostre ordinazioni, Miriam, Bernardo, Mario e Luca parlavano ad un estremità del tavolo e i prof. rilassavano la loro stanchezza in mezzo a noi. Sono arrivati arancini, davvero buoni che sono andati a ruba. Alcuni hanno voluto assaggiare anche panini un po’ strani per il desiderio di sperimentare una novità assoluta. Non sono piaciuti molto e gran parte di essi sono rimasti nei piatti. Non sono mancate patatine e panini con mozzarella e pomodori, ma gli arancini hanno fatto proprio la parte del leone. Davvero squisiti. Un venditore di rose, di quelli che sentono subito l’odore dei turisti, si è avvicinato al nostro tavolo ed ha cominciato cercando di convincere qualcuno di noi ad acquistare ed a regalare una rosa. Eravamo quasi riusciti a respingere le sue insistenze, quando MatTeo preso da una inattesa galanteria, ha voluto regalare ad ogni ragazza ed alla prof.ssa una rosa. Non sono valse a nulla le espressioni di incredulità ed i tentativi di dissuaderlo, ormai le rose erano acquistate con grande soddisfazione del venditore, che ha voluto regalarne qualcuna anche lui!
(…) …dopo la visita A Monreale
Si faceva tardi e ci aspettavano ancora quasi due ore di viaggio prima di arrivare a Corleone. Siamo saliti sui pulmini e via, diretti alla casa che ci aspettava. La meraviglia per la scoperta di un paesaggio verde tenero con macchie colorate, ampi spazi intervallati ogni tanto da case è stata sopraffatta dalla stanchezza e diversi di noi, nonostante la musica messa da Mario o le parole di Miriam, dopo un po’ sono caduti in un sonno profondo, terminato solo in prossimità di Corleone.
“La casa dei fratelli Riina, ecco, qui soggiorneremo” ci ha detto Miriam. Abbiamo guardato davanti a noi ed abbiamo visto una casa che sembrava come tante, una vecchia casa del centro storico di una antica città. Entrati e salite le scale ci sono state assegnate le camere: il piano terra, non ancora sistemato, era lasciato libero, poi …un piano per le femmine ed uno per i maschi. Insomma la casa dentro era enorme e rimessa tutta a nuovo. “ Noi la inauguriamo!” ha detto Luca. “ Certo” – ha aggiunto Miriam “ è stata assegnata alla cooperativa solo nell’autunno scorso ed è stata rimessa a nuovo completamente dagli uomini della cooperativa, Mario, Franco, Bernardo…vi hanno lavorato fino ad ieri sera!”
28 aprile
(…) è appena terminata la visita alla Valle dei templi di Agrigento
L’emozione era ancora grande quando siamo saliti di nuovo sui pulmini. Mezz’ora di viaggio ed eccoci nelle campagna intorno a Canicattì, di fronte ad un grande vigneto. Nello spiazzo davanti al capannone che accoglie attrezzi di lavoro e il raccolto del grano a giugno ci fermiamo e Miriam ci spiega come si è giunti alla legge del 7 marzo 1996 con cui i beni confiscati alla mafia vengono assegnati o a cooperative che risultino “pulite” o ad enti pubblici. E’ un cammino difficile perché, dopo che è stato appurato che i certi beni sono stati acquisiti attraverso azioni mafiose, passano dai tre ai quattro anni ed altrettanti, anche più, prima che vengano assegnati. Se si tratta di terre queste divengono incolte e tornare a renderle produttive è duro e faticoso. I mafiosi giocano molto su questi tempi lunghi perché vogliono mostrare che quelle terre rendevano di più, e davano lavoro, quando erano in mano a loro. Così cercano di ritardare il più possibile l’assegnazione prima, il ritorno alla produttività dopo. La terra che avevamo davanti è stata assegnata alla cooperativa Lavoro e non solo da tre anni; la cooperativa, aiutata da giovani volontari, che durante l’estate vengono da tutta la Toscana, ha piantato viti e lo scorso agosto è stata fatta la prima vendemmia. Ma diverse sono state le intimidazioni dalle piccole piantine divelte due anni fa, ad attrezzature incendiate, ad un cane morto appeso alla porta del capannone in segno di monito.
Un venticello leggero sfiorava i nostri volti, mentre il sole già bruciava e le parole di Miriam prima e Luca poi, uno dei volontari dello scorso anno, si imprimevano fortemente dentro di noi. Guardavamo la vigna, guardavamo i volti orgogliosi e silenziosi di Bernardo e Mario, che fumava una sigaretta dietro l’altra. Quest’anno quella vigna avrebbe dato un primo vero raccolto, ma l’incertezza non dipendeva solo dal tempo e lo sapevano. “La vostra presenza qui” – dice decisa Miriam “ è molto importante, così come quella dei giovani durante l’estate. Il mafioso difficilmente compie delle intimidazioni quando sono presenti persone non del posto e non direttamente coinvolte nell’azione che intendono punire. E poi il mafioso ha una terribile paura: che si parli della Sicilia, di queste terre, di ciò che qui avviene, fuori dalla Sicilia”.
In silenzio, piuttosto emozionati da quello che avevamo visto ed udito, siamo saliti sui pulmini e via, di nuovo. Ci siamo trovati, poco dopo, alla cantina, anche noi a dare il nostro contributo: abbiamo caricato le scatole del primo vino ottenuto dal vigneto visitato poco prima. Così, se qualcuno avevo dissodato la terra, altri piantato le viti, altri ancora sarchiati e puliti i solchi, ancora altri vendemmiato lo scorso agosto e portata l’uva alla cantina, ora ecco che il vino era pronto e noi lo avevamo caricato sui pulmini per essere destinato alla distribuzione. Che orgoglio! Matteo, Serena B., Mateo, Metello con un’ improvvisata ed efficiente catena hanno svuotato i pancali e riempito i pulmini.

I ragazzi della II A sc.





1 commento:

Anonimo ha detto...

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