Nell'era della globalizzazione le identità nazionali traballano e c'è chi comincia a chiedersi se mantenerle in vita non sia segno di oscurantismo. Ebbene, a conferma che la storia umana contiene già in sé le risposte a tutte le domande presenti e future, un insegnamento utile, a tal proposito, sono in grado di offrircelo due antiche civiltà: quella nuragica e quella villanoviana (civiltà di cui gli etruschi possono, in qualche modo, considerarsi discendenti). Come? Attraverso la mostra "Gli etruschi – Un'antica civiltà rivelata", attualmente ospitata presso il Museo del territorio del Consorzio "Sa Corona Arrùbia", Ente che raggruppa 20 comuni della Sardegna centro-meridionale.
In particolare, è la quarta sezione della mostra - inaugurata sabato 12 aprile – ad illustrare il rapporto tra Sardegna ed Etruria ed a rivelare come, in tempi remotissimi, questi due popoli non solo avessero sperimentato il concetto di scambio (sia economico che culturale) ma, soprattutto, avessero intuito che aprirsi a ciò che è "altro" non è una perdita, né un pericolo: piuttosto, un arricchimento. Importare ed esportare riti e mode, adottare oggetti "forestieri" e reinventarne l'uso: le genti nuragiche e villanoviane ci insegnano come l'apertura ad altre culture non debba necessariamente comportare una sostituzione della propria con le nuove, quanto piuttosto un rafforzamento, tramite un processo di innovazione, della propria identità.
Guardare ad una stessa realtà da punti di vista diversi è, inoltre, il modo migliore per aprire nuovi orizzonti alla conoscenza, come dimostra il frutto di questa collaborazione sardo-toscana tra la Dott.ssa Fulvia Lo Schiavo (Soprintendente per i beni archeologici della Toscana e, ad interim, della Sardegna), la Dott.ssa Paola Falchi ed il Dott. Matteo Milletti.
Così come i sardi, anche i toscani e tutti coloro che vivono nelle terre un tempo popolate dagli etruschi hanno oggi un'importante occasione per imparare qualcosa in più di sé e della propria cultura: motivo sufficiente per decidersi (c'è tempo fino al 30 giugno 2008!) ad attraversare il mare, sulle orme dei propri antenati, e venire a curiosare in Sardegna tra questi segreti del passato.
Perché, volendo chiudere il cerchio, per un paradosso soltanto apparente, si può diventare cittadini del mondo (offrendo un senso positivo al fenomeno della globalizzazione), solo se si ha la piena consapevolezza delle proprie radici.
Ufficio prenotazioni
Tel.070/9341009
Fax 070/9341135
museoterritoriale@tiscali.it
Orari e giorni di apertura
dal martedì al venerdì:9.00-13.00;15-19.00
Sabato-Domenica e festivi:9.00-19.00 (orario continuato) Lunedì chiuso
Per saperne di più:
http://www.museosacoronarrubia.it/
http://www.sacoronaspa.it/
http://www.contemporaneaprogetti.it/
In particolare, è la quarta sezione della mostra - inaugurata sabato 12 aprile – ad illustrare il rapporto tra Sardegna ed Etruria ed a rivelare come, in tempi remotissimi, questi due popoli non solo avessero sperimentato il concetto di scambio (sia economico che culturale) ma, soprattutto, avessero intuito che aprirsi a ciò che è "altro" non è una perdita, né un pericolo: piuttosto, un arricchimento. Importare ed esportare riti e mode, adottare oggetti "forestieri" e reinventarne l'uso: le genti nuragiche e villanoviane ci insegnano come l'apertura ad altre culture non debba necessariamente comportare una sostituzione della propria con le nuove, quanto piuttosto un rafforzamento, tramite un processo di innovazione, della propria identità.
Guardare ad una stessa realtà da punti di vista diversi è, inoltre, il modo migliore per aprire nuovi orizzonti alla conoscenza, come dimostra il frutto di questa collaborazione sardo-toscana tra la Dott.ssa Fulvia Lo Schiavo (Soprintendente per i beni archeologici della Toscana e, ad interim, della Sardegna), la Dott.ssa Paola Falchi ed il Dott. Matteo Milletti.
Così come i sardi, anche i toscani e tutti coloro che vivono nelle terre un tempo popolate dagli etruschi hanno oggi un'importante occasione per imparare qualcosa in più di sé e della propria cultura: motivo sufficiente per decidersi (c'è tempo fino al 30 giugno 2008!) ad attraversare il mare, sulle orme dei propri antenati, e venire a curiosare in Sardegna tra questi segreti del passato.
Perché, volendo chiudere il cerchio, per un paradosso soltanto apparente, si può diventare cittadini del mondo (offrendo un senso positivo al fenomeno della globalizzazione), solo se si ha la piena consapevolezza delle proprie radici.
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