domenica 13 aprile 2008

RICCARDO COCCIANTE A FIRENZE FA TRIONFARE L'AMORE di Roby Bruno

Nella foto Riccardo Cocciante e Roby Bruno

In un assolato pomeriggio fiorentino, proprio a poca distanza dall'arrivo dai fasti di Eindhoven, dei giocatori della Fiorentina, Riccardo Cocciante ha presentato GIULIETTA E ROMEO, la sua seconda opera popolare composta assieme a Pasquale Panella, (noto per essere stato l'ultimo paroliere di Lucio Battisti). Lo spettacolo che sarà di scena al Mandela forum di Firenze dal 22 al 25 maggio, si presenta con dei numeri impressionanti di sold out, basti solo pensare che all'Arena di Verona, in occasione del debutto, ci sono state 104mila persone in dieci serate. Dalla prima mondiale del 1 giugno 2007 ad ora ci sono state 60 rappresentazioni, per un totale di 360mila spettatori, con decine di repliche in città come Roma, (16 repliche), Rimini, Milano (25) Bologna, Genova e Torino. Poi ripartiranno per altre date italiane fino all'inizio di un lungo viaggio in giro per il mondo, stavolta, (al contrario di Notre dame de Paris) sempre in italiano. L'intervista è fissata per le 12 e 30 ma Cocciante arriverà scusandosi con un'ora di ritardo causata da maltempo e traffico autostradale.
Riccardo Cocciante crede molto in questa sua nuova passione tanto da decidere di abbandonare la carriera di cantante per dedicarsi "anema e core" alla composizione di queste opere popolari, e saranno sicuramente i suoi occhi mentre guardano le immagini dell'opera su uno schermo a convincerci ancora di più di tutto questo. La chiacchierata inizia con Riccardo che descrive ed introduce l'opera con delle immagini prese da degli attimi salienti dello spettacolo e dove appunto conferma che sarà uno spettacolo nel nome dell'amore che trionfa nonostante la guerra tra le due famiglie.
Riccardo nel cast non ci sono attori famosi ma ragazzi con alle spalle back ground di vari generi come sono stati scelti? –
"
Abbiamo deciso di non farci influenzare da fattori esterni, se sono bravi... sono bravi e basta."
Ha pensato ad una versione francese dell'opera come per Notre dame?-
"No, assolutamente, andremo in giro per il mondo esportandola in lingua italiana per con i sottotitoli ma ribadisco solo in italiano."
E' stato difficile per lei creare dei caratteri musicali per ogni personaggio? –
" Oh no!!! Sento di avere il dono di vedere un carattere e saperlo interpretare musicalmente. Da giovane ero un timido un introverso che sapevo aprirmi solo cantando ed oggi questo connubio con la musica mi porta a saper fare bene questa cosa."
Com'è stato l'impatto col pubblico? –
"Direi commovente ed emozionante allo stesso punto. Sapevo che dopo Notre dame sarebbe stato una guerra ed i primi commenti che ho sentito sono stati del tipo: Bello ma diverso da Notre dame... però mi piace. Persino le persone del mio fan club sono rimaste per un attimo scioccate poi pian piano è nato l'amore che definirei adesso indissolubile e questo mi commuove. "
Avete deciso di lasciare la rappresentazione uguale in tutto e per tutto al dramma di Shakespeare tranne che per il finale come mai? –
"E' vero abbiamo deciso di non far morire Giulietta pugnalata ma bensì di crepacuore, ma questo non per togliere violenza perché quando vedrete scene come i duelli saranno molto dure e la violenza non mancherà, ma piuttosto volevamo che il pubblico capisse una cosa: il contesto in cui Giulietta e Romeo si innamorano, ovvero un odio pazzesco tra le due famiglie, è importante, perché al pubblico non interessa il fatto che i due ragazzi s'innamorino ma interessa il motivo per cui s'innamorano! E un po' per far notare uno dei mali di questa società che non si riesce ad accettare le diversità: di razza, di religione, di fede politica. Ancora oggi se un figlio si fidanza e vuole sposare una ragazza di colore il primo impatto alla cosa non è positivo e questo è un problema ed io volevo sottolineare questa cosa che è il non vivere bene insieme."
Un'ultima domanda perché opera popolare? –
"Perché non è assolutamente né un musical né un 'opera. Ci tengo molto a sottolinearlo perché sono cose molto diverse. Questo spettacolo deve rimanere popolare, non mi interessa andare al Teatro dell'Opera ma deve rimanere nei Palasport, nei luoghi dove si faccia musica rock, perché il nostro linguaggio si avvicina totalmente alla canzone di oggi. Ho cercato di mescolare la melodia italiana del passato con la musica popolare di oggi. Rimanendo lontano dal musical, perché non ne ho voluto il lato anglosassone ovvero quello della leggerezza emotiva, perché il mio modo di scrivere è pesantemente emotivo... sempre, e lontano anche dall'opera perché non vorrei minimamente paragonarmi agli autori del passato. Sono quello che sono come compositore. Ho fatto con sincerità il mio mestiere, la mia passione la sto sviluppando con quello che sto facendo ed il futuro soltanto potrà dire se varrà o no quello che ho fatto."

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